GIANNI BERENGO GARDIN
PER ME LA FOTOGRAFIA NON È U N LAVORO,
È LA PASSIONE DELLA MIA VITA.
INTERVISTA DI GIANLUCA PIROLI – FOTO GIANNI BERENGO GARDIN / CONTRASTO, CLAUDIO PORCARELLI
Gianni Berengo Gardin è un fotografo italiano nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, da Alberto, veneziano, e
da Carmen, svizzera che nella cittadina ligure dirigeva l’Hotel Imperiale, dove soggiornavano anche membri di Casa Savoia.
Cresce e studia a Venezia, città che considera quella di elezione o del cuore. Inizia a dedicarsi alla fotografia all’inizio degli anni ‘50. Da quel momento non smetterà mai di fotografare, accumulando così un archivio fotografico monumentale capace di raccontare l’evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra ad oggi. Ho avuto il piacere di intervistarlo di recente nella sua casa milanese, una luminosa mansarda-studio che contiene centinaia, forse migliaia di libri. Impilati a terra, a detta dello stesso Berengo Gardin “in un ordine apparente”, innumerevoli volumi di fotografia raccolgono gli scatti di tutti quei maestri dello sguardo che ci hanno raccontato e ci racconteranno molto dicome eravamo. Tra queste colonne di pagine, un occhio attento può scovare più di 260 libri che portano il suo nome (per la precisione sono 263 più uno di prossima pubblicazione). Oltre a quelli, è presente nella mansarda-studio una documentazione che conta un milione e mezzo di negativi: un patrimonio visivo distribuito in un lungo corridoio, a metà del quale c’era la porta della camera oscura. Oggi quella stanza ospita l’ufficio della figlia Susanna – persona dolcissima che mi ha accolto con grande gentilezza e disponibilità – grazie alla quale questo inestimabile tesoro visivo viene curato, diffuso e valorizzato.
« FLAIANO MI DICEVA SEMPRE, QUANDO ANDAVO ALLA REDAZIONE
DE “IL MONDO” A PORTARE LE FOTO A LUI E PANNUNZIO, CHE UN
FOTOGRAFO DEVE ESSERE SEMPRE CRITICO, NEL BENE E NEL MALE ».