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IL SILENZIO DEL BIANCO

UN COLORE CHE È COME UN SILENZIO IN MUSICA:
È ANCH’ESSO UN TEMPO MUSICALE

TESTO: ELISABETTA RIVA – FOTO: ARCHIVIO FOTOGRAFICO
Sono a visitare una bellissima casa e la prima cosa che mi colpisce gli occhi è il colore: bianco ovunque. Bianco è il parquet, bianchi sono i pavimenti, gli infissi, le pareti, le travi di legno della camera da letto padronale, bianchi sono i divani del grandissimo salone e bianchi sono i soprammobili, le cornici, i vasi, le tovaglie e i piumini delle camere da letto.
Nella simbologia originale il colore viene associato alla luce come elemento fondamentale così come scritto nei miti della creazione. Nelle fiabe rappresenta la luce del giorno e l’intervento di una forza benevola, mentre nella mitologia è associato a tutte quelle creature particolari che ormai sono entrate nell’immaginario collettivo, come ad esempio gli unicorni.

Ho sempre saputo che chi ama il bianco ha una spiccata propensione al fatalismo ma al contempo esprime una certa dose di creatività e di immaginazione. Sapevo anche che chi predilige questo colore è costantemente spinto a ricercare il cambiamento e che, per tale ragione, qualsiasi nuova situazione che la vita gli offre è un forte stimolo per vivere secondo le sue inclinazioni e aspettative. Grande è la mia sorpresa nel conoscere una persona che incarna esattamente quanto conoscevo a livello solamente teorico. Francesca, la proprietaria di casa, è un vulcano di idee e la sua casa, che nel tempo ha subito diverse trasformazioni, e dove vive con il marito Matteo e i due figli, lo dimostra.
La storia che mi racconta è molto affascinante; mi dice che si era «perdutamente innamorata di questa abitazione, una delle tipiche case di ringhiere “vecchia Milano”. Inizialmente era un bilocale e ci vivevo in affitto; in conseguenza delle varie evoluzioni della mia vita personale, l’ho acquistata e pian piano è divenuta quella che puoi osservare ora».
La casa, attualmente, si sviluppa su tre livelli: al primo piano ci sono la cucina, la sala da pranzo e un bagno con zona lavanderia. Dalla cucina una scala conduce a un salone molto ampio, almeno 50 mq, e alla zona dei figli, costituita da due camere da letto inframezzate da un bagno e da una cabina armadio; dal salone un’altra scala porta al terzo piano, mansardato, dove si trova la camera padronale, un bagno e una cabina armadio.
La residenza, luminosissima già di suo grazie alla doppia esposizione e alle ampie finestre, e resa ancora più fulgida e rilassante per la sua essenza total white, è arredata con alcuni pezzi di design e altri ricercati, invece, dalla proprietaria stessa, che mi racconta che «non c’è cosa che ami di più che mettere mano a un mobile trovato in un mercatino; mi riempie di gioia assistere alla metamorfosi che si compie sotto le mie mani». Molti degli oggetti che si trovano nell’abitazione sono da lei stessa progettati, per pura passione, e poi fatti realizzare da professionisti del settore: il lampadario della sala da pranzo è stato disegnato da lei, così come il tavolino pouf, di fronte ai divani, rivestito da una sorta di cupola in plexiglass.
Fra gli oggetti di design spiccano, in particolare, in cucina, le due lampade a sospensione Skygarden di Flos, caratterizzate da una raffinata finitura di gesso e alluminio ma anche da decorazioni artistiche a rilievo del paralume emisferico. A una prima occhiata mi erano sembrate relativamente sobrie e moderne; guardandole attentamente dal basso, invece, mi sono accorta del design accattivante fatto da ornamenti floreali.

Altro elemento che impreziosisce l’abitazione è il camino di marmo bianco che, pur funzionante, è perlopiù ornamentale e contiene, di volta in volta a seconda del periodo e dell’estro della proprietaria, candele, corone natalizie oppure, come nel giorno della mia visita, antecedente Halloween, una zucca. Bianca, Ça va sans dire!
Prima di andarmene resto stregata – sarà forse la vicinanza della zucca bianca a suggerirmi questo vocabolo? – ad ascoltare Francesca che mi narra come la sua casa sia frutto di straordinarie coincidenze, o del caso, per chi crede che esista: l’originario bilocale è, infatti, divenuto l’abitazione che è ora grazie a una serie di incastri, al cui paragone il celebre Tetris impallidirebbe. Un esempio fra tanti: quando Francesca è rimasta incinta del secondo figlio, ha cominciato a guardarsi intorno, pur a malincuore, essendo molto affezionata a questo nido che si era creata. Il caso, la fortuna, il destino, o chi per essi, ha voluto che la vicina di casa, la cui abitazione confinava con il suo salone, esattamente in quel momento abbia deciso di mettere in vendita la sua proprietà, che è stata immediatamente acquistata da Francesca e da Matteo.
Si dice che fortuna audentes iuvat (la fortuna aiuta gli audaci, letteralmente il destino favorisce chi osa) e Francesca è una persona decisamente audace: a volte, di ritorno dai suoi acquisti, ad accoglierla trova sguardi perplessi a osservare i suoi “tesori”, salvo poi ammettere che ha avuto “davvero occhio” nella scelta.
Esco felice dopo questa chiacchierata e torno alle mie attività ricordando alcune parole di Kahlil Gibran: «Diceva un foglio bianco come la neve: “Sono stato creato puro, e voglio rimanere così per sempre. Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro”».