IL PROGETTO PORTA NUOVA
LA MILANO CON UNO SGUARDO AL PASSATO E UNO AL FUTURO
TESTO DI ELISABETTA RIVA – FOTO DI LUCIANA DI ROCCO
Avete presente Giano Bifronte, la divinità bicefala costituita da una testa e due volti che, secondo la leggenda, consentono al dio di vedere il passato e il futuro? La storia che stiamo per raccontarvi è proprio quella di una memorabile zona di Milano che, alle tradizionali operosità e laboriosità milanesi, affianca la forza della modernità e un certo dinamismo. Il quartiere di cui parliamo è Porta Nuova e la sua storia, come ogni storia che si rispetti, inizia con le parole “c’era una volta”.
C’era una volta, dunque, un’area dimenticata dell’urbanistica cittadina, con grandi lotti lasciati vuoti e sterrati che, talvolta, ospitavano circhi e luna park: Porta Nuova.
Il quartiere, che prende il nome dalle aree che delimitavano antiche cascine della zona – chiamate appunto “isole” – ma anche dalla condizione di reale isolamento del suo contesto urbano rispetto al resto della città, iniziò il suo sviluppo a metà ‘800 con le prime linee ferroviarie per Monza e per Torino, che condizionarono l’area per altri cent’anni. Fino a quando le Varesine – la linea ferroviaria che serviva la direttrice per Varese – vennero sostituite dalla nuova stazione di Porta Garibaldi, il canale della Martesana – che correva lungo via Melchiorre Gioia – venne interrato e fu costruito il cavalcavia Farini: prese il via allora la prima metamorfosi di questa zona, che iniziò a configurarsi come una nuova potenzialità per Milano, da integrare al resto della città. Si susseguirono per anni grandi progetti di riqualificazione dell’intera area, che rimasero di fatto tutti sulla carta eccetto quello del passante ferroviario. Finché, tra il 2004-2005, prese finalmente avvio il Progetto Porta Nuova.
È UN APPARTAMENTO CON UNA SUA PERSONALITÀ, DI QUELLI CHE PIACCIONO.
Le Corbusier
Il Progetto Porta Nuova è stato un grandissimo intervento di rigenerazione urbana e architettonica protrattosi per circa un decennio, che ha interessato un’area che si estende su una complessiva superficie di circa 340000 m², tra cui 57000 m² di uffici, 11000 m² di spazi commerciali, 160000 m² di spazi pedonali, 20000 m² di spazi culturali, 370 appartamenti di lusso e circa 4000 posti auto per lo più sotterranei.
Durante la sua realizzazione ha rappresentato il cantiere più grande d’Europa: un’operazione da oltre due miliardi di euro, con duemila operai al lavoro e le firme di venti architetti.
Porta Nuova è oggi un quartiere da ammirare con gli occhi all’insù: gli edifici che lo caratterizzano, infatti, tra cui la Torre Unicredit, il più alto grattacielo in Italia, la Torre Solaria, il più alto grattacielo residenziale del Paese, la Torre Diamante, dalla caratteristica forma squadrata, il Bosco Verticale, con i suoi giardini pensili, si distinguono per le loro vertiginose altezze e per il loro forte impatto architettonico.
Suggestivo e cinematografico è certamente il Bosco Verticale dell’architetto Stefano Boeri e il cui concept è “essere una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”.
Già gli inizi del Novecento del secolo scorso hanno visto una vera e propria moda del verde verticale nelle case private, in cui alcuni muri – e a volte anche case intere – erano rivestiti di edera e altri rampicanti, secondo un’idea romantica da ricondurre ai castelli del centro e nord Europa.
Le Corbusier – uno dei padri dell’urbanistica contemporanea e tra le figure più influenti della storia dell’architettura contemporanea – era un moderno pioniere di questo tipo di verde, allorché progettava la costruzione di case col tetto piatto e coperto di piante per restituire vegetazione alle città, creando una compensazione estetica e biologica nonché sfruttando la funzione coibente del verde e del suo substrato. Sua è la frase: «si può così rendere al territorio ciò che gli è stato tolto con la costruzione». Ispirata al mito di Le Corbusier è, per fare un celebre esempio, la decorazione della Trump Tower situata nella celeberrima Quinta Strada a New York City.
Ma il vero punto nevralgico di Porta Nuova è certamente Piazza Gae Aulenti: progettata dall’architetto argentino César Pelli, è una piazza circolare di circa 80 metri di diametro con una superficie di 2.300 metri quadri, è rialzata di 10 metri rispetto al piano stradale – con tre livelli intermedi che prevedono la stazione della metropolitana e il parcheggio – ed è collegata con rampe e scale alle vie circostanti.
Piazza Gae Aulenti presenta tre fontane circolari a sfioro, circondate da 105 metri di sedute curve in pietra a grana e porticati che adornano i passaggi pedonali e le vetrine dei negozi.
Dalla piazza, oltre a godere in maniera ottimale dello skyline milanese, si può percorrere un passaggio pedonale che conduce al vicino Corso Como: una zona ricca di locali trendy e di ristoranti chic. In alternativa, si può scegliere di percorrere la passerella Alvar Aalto, un’interessante struttura in acciaio di 900 metri, che si erge sopra la via Melchiorre Gioia.
Una bella storia con un happy ending, quella che vi abbiamo narrato. Tuttavia, se state pensando che la zona abbia raggiunto la sua fisionomia definitiva, state sbagliando di grosso. E noi con voi! Le menti geniali sono in costante fermento e nuovi progetti sono in arrivo. Le parole più corrette per concludere la nostra storia sono: to be continued.