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ROLANDO SIMONINI

L’ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE DI SPILAMBERTO
Testo di Redazione – Foto di Henry Conwell – Giovanni Mecati

L’aceto Balsamico Tradizionale
L’Aceto Balsamico, e qui intendiamo l’aceto prodotto intorno all’epicentro storico di Spilamberto in provincia di Modena, è uno dei simboli dell’eccellenza gastronomica italiana nel mondo. È un condimento tradizionale della cucina emiliana, prodotto con mosti cotti d’uve, provenienti esclusivamente dalla province di Modena e Reggio Emilia, fermentati, acetificati ed in seguito invecchiati per almeno dodici anni fino a diverse centinaia.

L’aceto, quello dei nobili
Il primo riferimento scritto su questa particolare tipologia di aceto risale al XII secolo: viene citato dal monaco Donizone di Canossa nel suo poema Acta Comitissae Mathildis o Vita Mathildis, che descrive un evento accaduto nell’anno 1046 quando Enrico III, imperatore del Sacro Romano Impero, stava viaggiando dalla sua casa in Baviera attraverso l’Italia per essere incoronato da papa Clemente II. Durante il suo transito, il principe del Ducato di Modena e Reggio Emilia, conte Bonifacio III, fece dono dell’aceto locale all’imperatore Enrico. Il termine balsamico, tuttavia, non compare da nessuna parte nel poema. A differenza dell’aceto di Orléans, che divenne ampiamente noto e prodotto in serie, l’aceto balsamico avrebbe continuato a essere un condimento delle élite locali fino al XIX secolo. Gli studiosi notano che la documentazione a riguardo è molto scarsa e non specifica fino alla fine del XVI secolo. La prima testimonianza concreta di un aceto speciale della regione di Modena e Reggio Emilia si ha quando nel 1598 Modena divenne capitale del Ducato di Modena e Reggio Emilia e il Duca Cesare d’Este insieme alla sua famiglia si trasferì a Modena. Lì “incontrò” un aceto che veniva prodotto principalmente nelle case dei più ricchi residenti locali. Riconoscendolo come un aceto pregiato ed il migliore che avesse mai assaggiato, il duca allestì immediatamente un’acetaia presso la sua residenza. L’aceto veniva offerto agli ospiti più blasonati ed usato nei banchetti.

L’Aceto Balsamico
Solo nel 1747, tuttavia, il termine “aceto balsamico” venne utilizzato per la prima volta in riferimento al liquido presente nell’inventario dell’allora duca regnante. Il pregiatissimo da quel momento in poi venne indicato come balsamico e divenne il dono preferito dalla nobiltà d’Europa. Dal quel momento in avanti la storia dell’aceto balsamico si disperse, quasi dissolvendosi nell’uso quotidiano di un condimento che le famiglie nobili producevano per loro stesse nelle proprie magioni. Chi possedeva il rango e la facoltà economica adeguati per possedere le preziose botticelle, produceva e tramandava di padre in figlio questa “sostanza”incredibile pur senza identità: nessuno, al di fuori della cerchia familiare, sapeva di quello straordinario prodotto che rimaneva pertanto sconosciuto ai più. Venendo ai giorni nostri, se c’è un uomo che ha intuito e “messo a terra” la divulgazione della storia e della cultura del balsamico, questi è Rolando Simonini, personalità eclettica e straordinaria, a lungo direttore in Cassa di Risparmio di Vignola e promotore della Fiera di San Giovanni a Spilamberto. Fu lui, nel 1967, ad organizzare per l’occasione una disfida fra i migliori aceti che fu chiamata “Palio dell’Aceto Balsamico Naturale”. Essa vide la partecipazione di una cinquantina di famiglie ed ebbe un così grande successo che spinse Rolando a fondare la “Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto”, della quale fu il primo Gran Maestro. La Consorteria di quel tempo, nacque con lo scopo di sostenere, promuovere e organizzare, senza fini di lucro, iniziative e manifestazioni dirette alla tutela e alla valorizzazione del Balsamico Tradizionale, nonché alla diffusione della sua conoscenza, nel rispetto assoluto della tradizione dell’antico Ducato Estense.

È stato solo grazie a Simonini se la Consorteria ha potuto assumere la sua precisa fisionomia: fondata con un atto notarile, si pose l’obiettivo di difendere la storicità del balsamico, tutelarla e diffonderne la conoscenza. Da quel momento l’interesse per l’aceto balsamico cominciò a crescere in tutto il mondo: oggi il prodotto è commercializzato in 120 differenti Paesi ed è tra i principali ambasciatori nel mondo dell’eccellenza agroalimentare italiana. Se è vero che l’ “oro nero” era già utilizzato da mille anni e considerato un buon accompagnamento di cibi e piatti particolari, lo è altrettanto che si deve solo a Rolando e alla Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di allora, la valorizzazione di un prodotto per secoli imprigionato nelle soffitte di tante famiglie spilambertesi, in particolare nobili e facoltose e di loro esclusivo appannaggio.
Come ricorda l’amico Giulio Demaria, «Rolando ha voluto che quel liquido speciale venisse conosciuto da tanti personaggi, anche molto illustri. Raccontava con molto orgoglio di essere riuscito, già intorno al 1970 per vie amichevoli e diplomatiche, a recapitare le originali boccette in seguito disegnate da Giorgetto Giugiaro, ad importanti personaggi come il Presidente degli Stati Uniti d’America ed il Santo Padre».
Rolando Simonini, al quale Spilamberto ha voluto tributare l’onore di una enorme scultura raffigurante una goccia di aceto balsamico che scende dal cielo, ha fatto conoscere il suo piccolo paese nel mondo, elevandolo a capitale universale dell’Aceto Balsamico Tradizionale. E se è vero, come affermava Ugo Foscolo, che “un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda”, Rolando Simonini sarà nel cuore di Spilamberto, e di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, per tutta l’eternità.


Rolando Simonini con il figlio Carlo (da “Le carte del Mercante in Fiera” 1977)

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